by Therese Ivers, JCL
Taking the twisted cobble stoned streets, I wound the way with a friend to the Basilica of St. Cecilia for a late Mass. It was a special Mass, as you can see from the following photos:
Yes, I had been invited to attend my first consecration of virgins living in the world. Five candidates from different parts of the diocese followed the ancient path trodden previously by St. Cecilia, in whose basilica they were to be mystically betrothed to the Lord as His brides.
The first photo I took was of the prostration that takes place during the litany of the saints. As during an ordination and often in investiture ceremonies for religious, the help of the saints is called upon by the congregation. Meanwhile, the candidates are prostrated upon the floor (which is why they had the red carpet because the marble floor there is just way too cold!).
During the consecration of virgins living in the world, the bishop asks for the propositum (not vow) of the virgin. The propositum is the resolution to remain a virgin forever. Following the propositum, the bishop confers the consecration by reciting the consecratory prayer upon them. Then he presents the veil, ring, and liturgy of the hours. This whole section takes place in the sanctuary. Here, it was taken below the altar near the statue/tomb of St. Cecilia.
As you can see in these photos, the virgins wore a simple, uniform gown above their dresses. This was probably to ensure uniformity in the group consecration. It is also customary for the consecrated virgins to wear bridal gowns, especially if they are consecrated individually. In this particular ceremony, the brides wore a variety of white scarves and veils which were presented to them by the bishop. Although you can’t see it in the photos that well, they used terra cotta oil lamps (resembling the ones used in the catacombs) for their lamp/candle.
Sample lamp from the Catacombs of St. Domitilla
This was the front cover and introductory text of the booklet passed out in the Basilica:
L’ORDO VIRGINUM
L’Ordine delle vergini è una forma di vita consacrata che risale ai tempi della chiesa primitiva, in cui alcune donne, per un particolare dono di Dio – «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti alcuni che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli» (Mt 19, 11) – sceglievano di vivere come aveva vissuto Gesù Cristo: in donazione totale al Padre e agli uomini, ossia vergini. Oggi purtroppo il termine «vergine» ha perso il suo antico significato di oblazione, di donazione e di offerta totale di se stessi, ma è in questo senso che viene usato nel rito di consacrazione e nella scelta di questa forma di vita. Già nell’età apostolica è attestata la presenza di alcune vergini nelle prime comunità (I Cor 7,17-8,25; At 21,9) e i Padri della Chiesa approfondirono tale carisma, dando loro il nome di «sposa di Cristo», lo stesso titolo della Chiesa. Scrive san Cipriano: «Esse sono il fiore sbocciato sull’albero della Chiesa, sono gemme e gioielli di grazia, letizia di vita, oggetto di lode e di onore, dono integro e inalterato di Dio, riflesso della santità del Signore, porzione eletta del gregge di Cristo. La madre Chiesa manifesta in esse la sua spirituale fecondità». Nei primi secoli le vergini vivevano nelle proprie case, si dedicavano alla preghiera, alla penitenza, al lavoro e al servizio dei membri della Chiesa, soprattutto dei più poveri.
Nella Chiesa di Roma, tra il 350 e il 400, si trovano le testimonianze più antiche: Marcellina, sorella di Sant’Ambrogio, viene consacrata da papa Liberio nella solennità del Natale nella basilica di San Pietro, e una lettera di papa Silicio informa che la consecratio avrà luogo a Natale, all’Epifania e a Pasqua. Gli ordini maschili (vescovi, presbiteri e diaconi) si sono conservati fino ad oggi, mentre l’ordine delle vergini è andato scomparendo nel corso della storia in concomitanza alla nascita dei monasteri e delle famiglie religiose; il Concilio Vaticano II ha ripristinato questo antichissimo ordine femminile e il suo rito (inserito nel Pontificale Romano), in cui riecheggia l’antica preghiera di consacrazione attribuita a papa S. Leone Magno (461 d.C.).
La consacrazione nell’Ordo virginum è pubblica e solenne; in essa viene manifestato liturgicamente l’amore della Chiesa (simboleggiata dalla vergine) a Cristo (simboleggiato dal Vescovo) di fronte a tutta la Chiesa locale. Per tale ragione solo il Vescovo diocesano può essere il ministro di questa consacrazione. Con essa la vergine viene incorporata ontologicamente alla Chiesa particolare guidata dal Vescovo e rappresenta tutta la Chiesa col suo essere vergine, sposa di Cristo e madre dei figli di Dio.
Con l’imposizione delle mani, unita alla preghiera consacratori a, la vergine riceve una nuova effusione di Spirito Santo, nella quale Dio prende possesso della sua persona, la rende partecipe della consacrazione di Cristo al Padre e la pone in grado di adempiere alla sua vocazione: donarsi totalmente a Dio ed essere “segno” del Suo amore per gli uomini. Per questa ragione la consecratio è definitiva, valevole per tutta la vita. La vergine consacrata non assume i consigli evangelici, ma emette un proposito di verginità davanti al Vescovo e alla Chiesa, cioè di totale offerta di sé sull’esempio di Cristo; esso, tuttavia, implica certamente la pratica effettiva dei consigli evangelici: il distacco dai beni materiali, la castità perfetta e la conformazione al pensiero dei pastori, così come una sposa ascolta lo Sposo e come una figlia il Padre. Essa non vive in una comunità religiosa (anche se può scegliere di vivere insieme ad altre vergini), ma laddove la Provvidenza la pone all’interno della Chiesa locale (famiglia, scuola, parrocchia, professione) in accordo col suo Vescovo. Non ha né regole né costituzioni, perché il Vangelo è la sua regola di vita; tuttavia, il Vescovo può consigliarle di definire il suo stile di vita (preghiera, consigli evangelici, professione, servizio alla Chiesa).
Il primo e principale servizio che la vergine offre alla Chiesa è il suo essere, la sua vita donata a Cristo: lo ama, desidera i suoi stessi sentimenti, condivide il suo stile di vita fatto di umiltà, mansuetudine, fermezza, gioia, amore e infaticabile zelo per la gloria del Padre e la salvezza dell’umanità. Tale servizio si rende manifesto nella coerenza della sua vita al Vangelo, nella preghiera incessante per la Chiesa e nella carità quotidiana. Nello stare davanti a Dio, nel vivere con Lui e nell’avere uno sguardo attento alle necessità dei fratelli si compie la sua vocazione. Il primo modo infatti di far crescere la Chiesa è condurre una vita santa (Lumen Gentium, 32). In accordo col Vescovo la vergine può tuttavia dedicarsi all’attività pastorale, sia nel tempo libero che a tempo pieno, a seconda delle necessità della Chiesa e dei suoi carismi. «È motivo di gioia e di speranza vedere che torna oggi a fiorire l’antico ordine delle vergini; testimoniato nelle comunità cristiane fin dai tempi apostolici. f. .. } Esse costituiscono una speciale immagine escatologica della vita celeste e della Chiesa futura, quando finalmente la Chiesa vivrà in pienezza l’amore per Cristo sposo» (Giovanni Paolo II, Vita consecrata).
As with religious professions, ordinations, and weddings, this consecration was especially moving. There were tears in people’s eyes, and the joy of the consecrated virgins just radiated out. It was definitely a beautiful experience, and it was definitely a privilege to attend.
Video clips from this ceremony will be available in the members section in the future.
(c) 2008 by Therese Ivers, JCL and www.DoIHaveAVocation.com
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